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Guerra Ucraina

Soldati ucraini travestiti da russi a Kursk, Putin: “Stop negoziati, grazie a Kiev ora ci sono più volontari pronti a combattere”

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Vladimir Putin rompe qualsiasi tentativo di negoziato e assicura che l’Ucraina riceverà “una degna risposta” per la sua invasione del territorio russo, con Mosca che raggiungerà “tutti gli obiettivi” che si è posta. La propaganda del presidente russo, nel corso di una riunione operativa in videoconferenza con i membri del consiglio di sicurezza permanente della Federazione, prova a mascherare la falla aperta dall’esercito di Kiev nella regione di Kursk dove da giorni un blocco di circa mille soldati di Zelensky ha preso possesso di alcuni villaggi.

Putin: “L’Occidente ci attacca per mano ucraina, stop negoziati”

Per Putin è l’Occidente a muovere guerra alla Russia “per mano ucraina”. Gli obiettivi di Kiev, ha aggiunto Putin, sono guadagnare migliori posizioni in vista di futuri negoziati e “scuotere la situazione politica interna” in Russia ma “le perdite tra le forze armate ucraine, in particolare tra le unità più capaci che il nemico ha inviato al nostro confine, sono aumentate in modo drammatico”. Inoltre “dall’inizio dell’incursione nel Kursk è cresciuto il numero di volontari pronti a unirsi alle forze armate russe” assicura Putin spiega come l’intenzione del nemico “di provocare disordini pubblici in Russia con questo attacco” non ha raggiunto il risultato auspicato.

“Di cosa parliamo con questa gente?”

Ad oggi è “impossibile” parlare con coloro che “attaccano indiscriminatamente i civili e le infrastrutture civili” sottolinea Putin (dimenticando tutti i crimini di guerra commessi dal suo esercito negli oltre due anni della guerra in corso in Ucraina). “Sta diventando ovvio e chiaro – prosegue Putin – il motivo per cui il regime di Kiev ha respinto le nostre proposte di rivisitazione del piano di pace, così come le proposte di mediatori neutrali. Sembra che, con l’aiuto dei suoi padroni occidentali, il nemico stia obbedendo alla loro volontà e l’Occidente ci stia combattendo con le mani degli ucraini”. Per poi aggiungere: “Di cosa possiamo parlare con questa gente?”.

Ucraini dentro Kursk per 12 km

Nel corso dell’incontro, il governatore ad interim della regione di Kursk, Alexei Smirnov, ha sottolineato che 121mila residenti hanno lasciato la regione di confine dopo il blitz ucraino. Il bilancio dell’offensiva di Kiev nella regione russa di Kursk è di “12 civili morti e 121 feriti, inclusi 10 bambini”. Secondo il governatore russo, “la profondità della penetrazione nemica nel territorio della regione di Kursk è di 12 chilometri, la larghezza lungo il fronte è di 40 chilometri”.

Sabotaggi travestiti da russi: controllano 28 villaggi

Lo stesso Smirnov ha inoltre accusato le forze armate di Kiev di aver utilizzato testate chimiche nell’offensiva. “Il problema per noi, dato che lì non esiste una linea del fronte chiara, è capire dove siano le unità combattenti nemiche”, ha spiegato il governatore. In riferimento a quest’ultima dichiarazione, c’è chi sostiene che squadre ucraine compiono sabotaggi nella regione indossando divise e mezzi russi. Proprio per questo motivo l’esercito russo avrebbe avviato una serie di controlli ai mezzi militari.

Intanto le truppe ucraine infiltrate a Kursk stanno conquistando diversi villaggi e preparando trincee in vista del contrattacco annunciato da Punti che ribadisce, tuttavia, la sua priorità, ovvero l’avanzata nel Donbass dove l’esercito del Cremlino continua a conquistare nuovi territori. Governatore che ha ammesso che le forze ucraine controllano 28 località.

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Guerra Ucraina

Il drone-rebus che stana i russi

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Il missile “Palyanytsia”: è il nome del pane che le spie di Mosca non sapevano pronunciare

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Guerra Ucraina

Armi Ue in Russia, l’Italia lancia il campo “orbániano”: le 4 eroiche eccezioni Gualmini, Picierno, Salini e Princi

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Altro che bipolarismo. A Strasburgo tutti insieme appassionatamente (con tre lodevoli eccezioni), una sorta di nuova unità nazionale contro l’Europa “guerrafondaia”. Succede al Parlamento europeo durante il voto sulla risoluzione per il sostegno all’Ucraina. Il “famigerato” articolo 8, quello che revoca le restrizioni per l’uso delle armi occidentali in territorio russo, incredibilmente vede compatti gli eurodeputati italiani di Fratelli d’Italia, del M5S, della Lega, di Avs, del Pd e di Forza Italia, in pratica l’intero arco parlamentare che vota per mantenere il divieto.

Eurodeputati italiani compatti, le 4 eccezioni

Una nuova versione di “pasta, pizza e mandolino” con una spruzzata di stop per l’Ucraina. Solo quattro gli eurodeputati italiani che votano a favore della revoca come i loro gruppi europei di appartenenza (Ppe e S&D): Massimiliano Salini e Giuseppina Princi di Forza Italia, la vicepresidente Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini del Pd. Contrari tutti gli altri deputati europei eletti in Italia che finiscono in minoranza, l’aula approva infatti l’articolo con 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti.

Il fritto misto sul voto finale

Sul voto finale, invece, il “bipolarismo” va in frantumi: scompare l’unità nazionale, ritorna in auge il fritto misto. Il centrodestra vota compatto a favore del sostegno all’Ucraina, con la vistosa eccezione della Lega; il campo largo si scompone, con il sì di una parte del Pd (e con l’eloquente astensione di due fiori all’occhiello di Elly Schlein: Cecilia Strada e Marco Tarquinio), il no del M5S (risorge l’antica maggioranza del Conte uno), dei Verdi (in dissenso dal loro gruppo) e di Sinistra italiana. Ne esce indubbiamente non una bellissima rappresentazione della politica italiana, che si distingue dal resto d’Europa su un punto chiave: la possibilità che l’Ucraina possa rispondere ad “armi” pari all’aggressione inferta dalla Russia.

Lo spiega l’eurodeputato Sandro Gozi, membro della presidenza di Renew: “Chi oggi ha votato in maniera contraria al punto 8 della risoluzione ha fatto un favore alla Russia. La difesa del popolo ucraino, che si batte ogni giorno per i nostri valori di libertà e democrazia, non si fa soltanto con le passerelle dei ministri o sventolando bandiere all’occorrenza, ma attraverso decisioni come questa”. Una responsabilità che si assumono la presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, e che riguarda pesantemente anche il Nazareno.

Il voto che distrugge il campo largo

Il voto di ieri a Strasburgo, di fatto, “distrugge” il campo largo. Una dissoluzione prevista e peraltro già lampante due settimane fa nel corso di un confronto sulla politica internazionale al Forum Ambrosetti. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno posizioni diametralmente opposte tra loro sui temi più dirimenti: Unione europea, reazione a Putin, Medio Oriente. Con un paradosso: il partito di Giuseppe Conte e quello dei gemelli dell’Alleanza Verdi e Sinistra sono molto più allineati alle posizioni del “vituperato” Generale Vannacci.
Fragilissimo anche l’equilibrio in casa Pd, dove di fatto l’area riformista di Lorenzo Guerini appare sempre di più come separata in casa. Elly Schlein però è riuscita in un “miracolo”: allontanare la delegazione italiana dalle posizioni maggioritarie nel gruppo europeo socialista. E anche qui, un altro paradosso: l’inattesa (come si è autodefinita nel libro appena edito da Feltrinelli) in questo modo ha fatto un passo verso Giorgia Meloni (il governo Italiano è contrario alla revoca del divieto alle armi occidentali fuori dal territorio ucraino).

Il coraggio e l’eroismo di chi si è distinto anche da Tajani

Restano qua e là posizioni isolate. Intanto l’amarezza del libdem Andrea Marcucci, che partecipò all’avventura elettorale di Stati Uniti d’Europa: “Ecco il prezzo di non avere eletti liberali”. La coerenza del riformista dem, Filippo Sensi: “Approvata a larghissima maggioranza – 425 voti favorevoli – la risoluzione di sostegno del Parlamento Ue all’Ucraina, compreso il richiamo a poter colpire in territorio russo. L’Europa dalla parte giusta”. Il coraggio delle due eurodeputate Pd, che hanno annunciato in anticipo il loro voto favorevole, la vicepresidente Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini – sapendo di dare un dispiacere al capo delegazione Nicola Zingaretti – e di Giorgio Gori, non presente in Aula ma che avrebbe votato come loro. L’eroismo degli azzurri Giuseppina Princi e Massimiliano Salini, che si distinguono dal loro segretario nonché capo della Farnesina.

Seppure in modo meno dirompente, un problema ce l’ha anche la maggioranza di governo, ed è il solito dall’inizio della legislatura: si chiama Matteo Salvini. Le posizioni della Lega sono sempre conflittuali con la presidente del Consiglio, una divaricazione che non si registra solo sullo scenario internazionale. Via Bellerio ha e avrà nei prossimi mesi nel “mirino” Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue che ha appena designato un ex ministro, collega del segretario della Lega, nella nuova Commissione. I Patrioti (casa europea della Lega e dell’ungherese Orbán) gli faranno la guerra? Certo, mai come questa volta alla plenaria del Parlamento europeo, “gli italiani si sono fatti riconoscere”. E non è un complimento.

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Guerra Ucraina

Zelensky, missione Usa. Visita da Trump e Harris per il “piano della vittoria”

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Il leader ucraino nei prossimi giorni negli States. Stoltenberg: “No a una Minsk 3”

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