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Guerra Ucraina

Putin firma la leva autunnale, richiamo per 133mila persone. E le spese militari aumentano del 30%

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Mentre forze di difesa aerea dell’Ucraina hanno respinto un massiccio attacco di droni russi, Vladimir Putin ha firmato il decreto per la leva autunnale. Nella giornata di ieri l’allerta a Kiev è durata più di 5 ore, ma i velivoli senza pilota sono stati neutralizzati. Non si sono registrati né danni alla città né vittime, dopo che l’aviazione delle forze armate ucraine ha fatto sapere che Mosca ha lanciato 73 droni (provenienti dalle regioni di Kursk, Yeysk e Orel) e 3 missili (verso Crimea, regione di Zaporizhzhia e spazio aereo sul Mar nero).

Putin firma la leva autunnale

Intanto nella scorse ore sono state richiamate 133mila persone di età compresa tra i 18 e i 33 anni, ma le nuove reclute non dovrebbero essere inviate al fronte. “Vorrei sottolineare che il personale militare in servizio militare di leva non sarà coinvolto nello svolgimento dei compiti dell’ operazione militare speciale in nuove regioni”, ha affermato Vladimir Tsimlyansky, vice capo del principale dipartimento di organizzazione e mobilitazione dello Stato maggiore generale la Federazione Russ. Il documento è stato pubblicato sul portale ufficiale delle informazioni legali, citato dalla Tass. La campagna si svolgerà dal prmo ottobre al 31 dicembre, in precedenza il ministero della Difesa aveva reso noto che erano stati 150.000 i chiamati alla leva – della durata di 12 mesi – nella coscrizione di primavera. Con lo stesso ordine poi,  Putin ha congedato soldati, marinai, sergenti e sottufficiali il cui servizio militare di leva è terminato.

Aumentano le spese militari

Lo zar, intervenuto in occasione del secondo anniversario dell’annessione di quattro regioni ucraine da parte della Russia, ha garantito che “tutti gli obiettivi prefissati saranno raggiunti” e che la verità è dalla parte della Russia, con “ulteriori sviluppi degli eventi” che “hanno pienamente confermato la necessità di un’operazione militare speciale”. In linea con questa strategia, lo Zar ha deciso per un aumento monstre di quasi il 30 per cento delle spese militari per il 2025.

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Guerra Ucraina

Zelensky e la settimana della diplomazia per una “pace giusta”. Ora servono più armi contro la Russia

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Londra, Parigi, Roma, Berlino. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky quello di questa settimana è un vero tour de force diplomatico, che per quanto riguarda l’Italia ha un duplice valore, visto che prima è stato programmato l’incontro di ieri con la premier Giorgia Meloni e oggi quello con Papa Francesco in Vaticano. Un viaggio tra le principali capitali europee con lo scopo di non far dimenticare al Vecchio Continente la guerra che dal febbraio del 2022 sconvolge Kiev.

Il punto

Zelensky sa che questo è un momento cruciale per la sua agenda estera. La situazione sul campo di battaglia è difficile, con le forze russe che non mollano sul fronte orientale e aumentano la loro pressione per riuscire a conquistare più villaggi possibile nel Donbass. E mentre le forze di Mosca marciano in direzione di Pokrovsk, le forze ucraine continuano a chiedere quello che ormai è la costante di tutte le richieste di Kiev agli alleati: più armi, più sistemi per la difesa aerea e soprattutto l’autorizzazione a utilizzare le armi a lungo raggio fabbricate in Occidente, anche per colpire all’interno della Federazione Russa. Richieste chiare, che Zelensky pone da tempo agli alleati. Ma le discussioni nell’Alleanza atlantica non si sono mai fermate, complici i dubbi di molti paesi membri riguardo le implicazioni politiche di questo semaforo verde e l’efficacia sul campo di battaglia. Effetti che per molti sarebbero ridotti, o comunque troppo pochi rispetto ai rischi di un’eventuale reazione del Cremlino e al potenziale allargamento del conflitto anche tra Russia e Nato.

Tensione massima

Superare queste ultime cosiddette linee rosse è essenziale per Zelensky che – dopo la decisione di invadere l’oblast di Kursk ad agosto – ha fatto capire che le sue truppe, per quanto provate da anni di resistenza e da un reclutamento via via più ridotto, possono ancora colpire nel cuore della Federazione così come fanno le forze aeree con i droni. Ieri mattina l’esercito russo aveva detto che la sua contraerea aveva “distrutto e intercettato 92 droni aerei ucraini”, di cui 47 nella regione di Krasnodar, nel sud-ovest del paese, e 12 proprio nella regione di Kursk. Altri 15 droni sono stati intercettati sul Mar d’Azov, mentre diversi velivoli sono stati abbattuti negli oblast Rostov, Bryansk, Belgorod, nella penisola di Crimea e nell’area di Voronezh. E il segnale lanciato da Kiev è che – a determinate condizioni – le sue forze potrebbero colpire in maniera ancora più pesante le truppe e il territorio russo, cercando così di alleggerire il fronte orientale e la controffensiva di Mosca nel Kursk, dove l’Armata vorrebbe concludere la riconquista entro questo mese (almeno nelle più rosee previsioni di Vladimir Putin).

La pace giusta

Zelensky è convinto che sia possibile cambiare gli equilibri, anche per evitare di arrivare al negoziato con un fronte orientale indebolito e con l’operazione dentro la Federazione russa che rischia di vacillare. È anche per questo che il presidente ucraino è in Europa. Perché – nonostante la cancellazione del vertice nella base tedesca di Ramstein – il leader del paese invaso sa che è necessario tenere alta l’attenzione e convincere i suoi partner che non è possibile, in questo momento, arrivare a un’intesa con il Cremlino. Lo ha confermato lo stesso Zelensky parlando ieri a Parigi al termine dell’incontro con Emmanuel Macron, quando ha detto che il cessate il fuoco “non è un argomento delle nostre discussioni”. “Non abbiamo parlato di un cessate il fuoco”, ha ribadito il capo dello Stato, che ha invece sottolineato di nuovo la necessità di ricevere più aiuti possibili prima che arrivi l’inverno. Una stagione che si preannuncia durissima per la popolazione ucraina, non solo per le privazioni della guerra ma anche per le conseguenze dei bombardamenti russi su larga parte delle centrali elettriche del paese. Il pericolo di un inverno al buio e al gelo è estremamente elevato. E, nonostante l’impegno promesso anche dall’Unione europea per aiutare Kiev su questo tema, Zelensky e il suo governo sanno che l’attenzione deve essere massima.

Ne ha parlato con Macron, così come a Londra ne ha discusso con il primo ministro Keir Starmer e il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, con i quali ha parlato anche di “integrazione euro-atlantica e rafforzamento militare dell’Ucraina”. “Questi sono i passi che creeranno le migliori condizioni per ripristinare una pace giusta”, ha detto il presidente ucraino su X. Ma sull’integrazione nell’Alleanza e le discussioni riguardo l’eventuale ingresso di Kiev è arrivato un nuovo durissimo commento da parte dell’Ungheria di Viktor Orbán. Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó, a margine del Forum internazionale sul gas di San Pietroburgo, ha detto che “se l’Ucraina venisse accettata come membro della Nato nelle attuali circostanze, significherebbe lo scoppio di una Terza guerra mondiale”. E queste parole confermano che in ambito Nato e Ue il dibattito rischia di farsi sempre più acceso.
Da Bruxelles, però, su Kiev non c’è alcuna marcia indietro. Rutte, che pure ha ammesso che la Russia – al netto delle perdite – sta avanzando sul fronte orientale dell’Ucraina, ha ribadito l’impegno ad aiutare politicamente e militarmente il paese. E i documenti trapelati dai media tedeschi hanno lanciato un segnale cristallino sull’attenzione della Nato riguardo il fianco est, visto che si parla di un aumento di 49 brigate “combat ready” entro il 2031. In sostanza, 150mila uomini in più pronti a essere schierati in caso di necessità.

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Guerra Ucraina

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