Guerra Ucraina
L’Ucraina spaventa Mosca: colpito l’aeroporto di Lipetsk e una centrale elettrica. Il controllo sul gasdotto di Sudzha può fermare Putin
L’Ucraina ha intensificato la sua offensiva in territorio russo, colpendo la regione di Lipetsk con droni nella notte scorsa, dopo l’attacco precedente nella regione di Kursk. Un attacco che ha danneggiato l’aeroporto militare e una centrale elettrica situata a circa 200 chilometri dal confine, e che ha causato il ferimento di sei persone. Nonostante la regione di Lipetsk non sia direttamente al confine con l’Ucraina, si trova a circa 200 km dalla linea frontale. Questo attacco transfrontaliero rappresenta l’operazione più rilevante contro il territorio russo dal inizio della guerra nel febbraio 2022. Le forze russe indicano che circa 1.000 soldati e una ventina di veicoli corazzati e carri armati sono coinvolti nella difesa.
Stato di emergenza a Lipetsk
In risposta, il governatore di Lipetsk ha dichiarato lo stato di emergenza e ordinato l’evacuazione di quattro villaggi circostanti per garantire la sicurezza degli abitanti, coinvolgendo circa 416 famiglie. Inoltre, ha invitato i residenti di Lipetsk a rimanere a casa fino al termine dell’allerta. Il governatore Igor Artamonov ha comunicato su Telegram che Lipetsk è stata bersagliata da un vasto attacco con droni, danneggiando le infrastrutture energetiche e provocando interruzioni di corrente. Tuttavia, l’elettricità è stata ripristinata nelle zone maggiormente colpite.
Assalto anche a Belgorod, in totale 75 droni distrutti
Un ulteriore attacco di droni ucraini è stato riportato nella regione di Belgorod, vicino al confine con l’Ucraina. Secondo il governatore Vyacheslav Gladkov, le difese aeree russe hanno abbattuto 29 droni e l’attacco ha causato danni materiali ma nessun ferito. La regione di Kursk, confinante con l’Ucraina, è sotto un’importante incursione ucraina da martedì, con oltre mille soldati e numerosi veicoli blindati impegnati nell’attacco. Le forze russe stanno facendo il possibile per respingere l’assalto. Nel complesso, i sistemi di difesa aerea russi hanno abbattuto 75 droni aerei ucraini in diverse regioni e sette droni marittimi nel Mar Nero durante la notte. Nella regione di Belgorod sono stati distrutti 26 droni, 19 nella regione di Lipetsk, sette nella regione di Kursk (dove la presenza della centrale nucleare fa della zona un obiettivo dell’avanzata ucraina) cinque in quella di Brjansk, quattro in quella di Voronezh, uno in Oriol, cinque in Crimea e altri otto nel Mar Nero.
L’obiettivo dell’offensiva ucraina: controllare il gas
Due obiettivi chiave dell’offensiva ucraina suscitano preoccupazione a Mosca. Il primo, che sembra essere già stato raggiunto dagli ucraini, è la stazione di controllo del gasdotto situata vicino alla cittadina di Sudzha, a soli 8 chilometri dal confine. Un gasdotto è cruciale poiché trasporta circa la metà del gas russo destinato all’Europa. E l’Ucraina potrebbe decidere di interrompere il flusso di gas come strategia per mettere Putin in difficoltà e costringerlo a negoziare la pace da una posizione svantaggiata.
L’articolo L’Ucraina spaventa Mosca: colpito l’aeroporto di Lipetsk e una centrale elettrica. Il controllo sul gasdotto di Sudzha può fermare Putin proviene da Il Riformista.
Guerra Ucraina
Il drone-rebus che stana i russi
Il missile “Palyanytsia”: è il nome del pane che le spie di Mosca non sapevano pronunciare
Guerra Ucraina
Armi Ue in Russia, l’Italia lancia il campo “orbániano”: le 4 eroiche eccezioni Gualmini, Picierno, Salini e Princi
Altro che bipolarismo. A Strasburgo tutti insieme appassionatamente (con tre lodevoli eccezioni), una sorta di nuova unità nazionale contro l’Europa “guerrafondaia”. Succede al Parlamento europeo durante il voto sulla risoluzione per il sostegno all’Ucraina. Il “famigerato” articolo 8, quello che revoca le restrizioni per l’uso delle armi occidentali in territorio russo, incredibilmente vede compatti gli eurodeputati italiani di Fratelli d’Italia, del M5S, della Lega, di Avs, del Pd e di Forza Italia, in pratica l’intero arco parlamentare che vota per mantenere il divieto.
Eurodeputati italiani compatti, le 4 eccezioni
Una nuova versione di “pasta, pizza e mandolino” con una spruzzata di stop per l’Ucraina. Solo quattro gli eurodeputati italiani che votano a favore della revoca come i loro gruppi europei di appartenenza (Ppe e S&D): Massimiliano Salini e Giuseppina Princi di Forza Italia, la vicepresidente Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini del Pd. Contrari tutti gli altri deputati europei eletti in Italia che finiscono in minoranza, l’aula approva infatti l’articolo con 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti.
Il fritto misto sul voto finale
Sul voto finale, invece, il “bipolarismo” va in frantumi: scompare l’unità nazionale, ritorna in auge il fritto misto. Il centrodestra vota compatto a favore del sostegno all’Ucraina, con la vistosa eccezione della Lega; il campo largo si scompone, con il sì di una parte del Pd (e con l’eloquente astensione di due fiori all’occhiello di Elly Schlein: Cecilia Strada e Marco Tarquinio), il no del M5S (risorge l’antica maggioranza del Conte uno), dei Verdi (in dissenso dal loro gruppo) e di Sinistra italiana. Ne esce indubbiamente non una bellissima rappresentazione della politica italiana, che si distingue dal resto d’Europa su un punto chiave: la possibilità che l’Ucraina possa rispondere ad “armi” pari all’aggressione inferta dalla Russia.
Lo spiega l’eurodeputato Sandro Gozi, membro della presidenza di Renew: “Chi oggi ha votato in maniera contraria al punto 8 della risoluzione ha fatto un favore alla Russia. La difesa del popolo ucraino, che si batte ogni giorno per i nostri valori di libertà e democrazia, non si fa soltanto con le passerelle dei ministri o sventolando bandiere all’occorrenza, ma attraverso decisioni come questa”. Una responsabilità che si assumono la presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, e che riguarda pesantemente anche il Nazareno.
Il voto che distrugge il campo largo
Il voto di ieri a Strasburgo, di fatto, “distrugge” il campo largo. Una dissoluzione prevista e peraltro già lampante due settimane fa nel corso di un confronto sulla politica internazionale al Forum Ambrosetti. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno posizioni diametralmente opposte tra loro sui temi più dirimenti: Unione europea, reazione a Putin, Medio Oriente. Con un paradosso: il partito di Giuseppe Conte e quello dei gemelli dell’Alleanza Verdi e Sinistra sono molto più allineati alle posizioni del “vituperato” Generale Vannacci.
Fragilissimo anche l’equilibrio in casa Pd, dove di fatto l’area riformista di Lorenzo Guerini appare sempre di più come separata in casa. Elly Schlein però è riuscita in un “miracolo”: allontanare la delegazione italiana dalle posizioni maggioritarie nel gruppo europeo socialista. E anche qui, un altro paradosso: l’inattesa (come si è autodefinita nel libro appena edito da Feltrinelli) in questo modo ha fatto un passo verso Giorgia Meloni (il governo Italiano è contrario alla revoca del divieto alle armi occidentali fuori dal territorio ucraino).
Il coraggio e l’eroismo di chi si è distinto anche da Tajani
Restano qua e là posizioni isolate. Intanto l’amarezza del libdem Andrea Marcucci, che partecipò all’avventura elettorale di Stati Uniti d’Europa: “Ecco il prezzo di non avere eletti liberali”. La coerenza del riformista dem, Filippo Sensi: “Approvata a larghissima maggioranza – 425 voti favorevoli – la risoluzione di sostegno del Parlamento Ue all’Ucraina, compreso il richiamo a poter colpire in territorio russo. L’Europa dalla parte giusta”. Il coraggio delle due eurodeputate Pd, che hanno annunciato in anticipo il loro voto favorevole, la vicepresidente Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini – sapendo di dare un dispiacere al capo delegazione Nicola Zingaretti – e di Giorgio Gori, non presente in Aula ma che avrebbe votato come loro. L’eroismo degli azzurri Giuseppina Princi e Massimiliano Salini, che si distinguono dal loro segretario nonché capo della Farnesina.
Seppure in modo meno dirompente, un problema ce l’ha anche la maggioranza di governo, ed è il solito dall’inizio della legislatura: si chiama Matteo Salvini. Le posizioni della Lega sono sempre conflittuali con la presidente del Consiglio, una divaricazione che non si registra solo sullo scenario internazionale. Via Bellerio ha e avrà nei prossimi mesi nel “mirino” Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue che ha appena designato un ex ministro, collega del segretario della Lega, nella nuova Commissione. I Patrioti (casa europea della Lega e dell’ungherese Orbán) gli faranno la guerra? Certo, mai come questa volta alla plenaria del Parlamento europeo, “gli italiani si sono fatti riconoscere”. E non è un complimento.
L’articolo Armi Ue in Russia, l’Italia lancia il campo “orbániano”: le 4 eroiche eccezioni Gualmini, Picierno, Salini e Princi proviene da Il Riformista.
Guerra Ucraina
Zelensky, missione Usa. Visita da Trump e Harris per il “piano della vittoria”
Il leader ucraino nei prossimi giorni negli States. Stoltenberg: “No a una Minsk 3”
-
Economia e Lavoro4 settimane fa
Giorgetti al Meeting di Rimini: “I progetti del Pnrr evocano pianificazione quinquennale sovietica”
-
Guerra Ucraina3 settimane fa
La caduta del caccia F-16: come è morto Moonfish, fuoco amico o attacco russo. Guerra a un punto chiave
-
Italia3 settimane fa
I preti africani vogliono fermare le partenze
-
Emilia-Romagna3 settimane fa
Colto in flagrante mentre ruba in una villa di Vignola: 27enne in manette
-
Italia3 settimane fa
Pininfarina lancia il concorso di design “Materiality, the Umami of Mobility”
-
Italia3 settimane fa
Alfredo Altavilla nominato special advisor di BYD per l’Europa
-
Italia3 settimane fa
L’undicesimo comandamento non l’ha rispettato nemmeno il Papa
-
Italia3 settimane fa
Quello strano viavai di barche che la notte raggiungono le Ong