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Il giorno dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parla a Palazzo Madama. In agenda, l’Ucraina. E il sostegno che va rinnovato al paese europeo aggredito da Putin. In mattinata ne aveva parlato Ursula von der Leyen: «Le regole di ingaggio tra le potenze globali stanno cambiando. I nostri valori non cambiano. Questo è il momento di impegnarsi al di là dei blocchi e dei tabù. E l’Europa è pronta al cambiamento».
E ai paesi europei aveva rivolto il suo appello anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky: «L’Europa deve capire che cosa succederà con gli Stati Uniti, e quale ruolo vuole avere perché la minaccia della Russia è vicina». Ieri pomeriggio toccava a Roma, rispondere. Con la polifonia a cui siamo ormai abituati: sul palco del Senato, un tenore del calibro di Crosetto. Ma tra i banchi, flebili voci bianche e assoli stonati fanno da controcanto allo spartito del governo. Il titolare della Difesa è lineare: «Proseguire nel sostegno all’Ucraina rappresenta una priorità e la condizione fondamentale per l’avvio di un processo che possa portare a una pace giusta e aderente al diritto internazionale», ribadendo le parole nettissime pronunciate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella pochi giorni fa, in occasione della visita di Zelensky al Quirinale, questa è la base sulla quale la risoluzione di maggioranza delinea gli impegni del Governo. Esaminate le sei risoluzioni presentate, oggi si passerà al voto.
E non tutti hanno la visione limpida di Mattarella e Crosetto. Se in tutte le risoluzioni viene citata la necessità delle iniziative diplomatiche – e l’auspicio di un futuro cessate il fuoco – ce ne sono state anche due, a firma di Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 stelle, che chiedono la sospensione perentoria delle forniture militari a favore dell’Ucraina. Il testo di maggioranza impegna il Governo a «continuare a sostenere, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito Nato e Unione europea, nonché nei consessi internazionali di cui l’Italia fa parte, le autorità governative dell’Ucraina» ma anche a «proseguire il ruolo di mediazione dell’Italia, lavorando per una tregua o un cessate il fuoco in Ucraina, che è la strada obbligata per avviare una trattativa di pace», oltre a partecipare ai progetti di ricostruzione dell’Ucraina e alle necessità dell’apparato industriale del Paese. La Lega nicchia, insistendo sulla fine delle ostilità.
Dai centristi, posizioni distinte. Azione è risolutamente per il sostegno militare indiscusso. Italia Viva avanza dei distinguo: «È ora di far parlare l’Europa e la diplomazia». La risoluzione del Pd mette l’accento sul «ruolo dell’Italia nel percorso diplomatico per un rinnovato, incisivo e decisivo impegno diplomatico e politico dell’Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura» e pur non citando esplicitamente le forniture di armi e mezzi militari ribadisce la necessità di «continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine». Una mozione che si sbilancia il minimo necessario ma che porta il senatore Filippo Sensi a dire che «ha scontentato molti, a sinistra». E tanto basti, in un partito guidato da Elly Schlein di più non si può chiedere.
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